Le donne in divisa e l’allattamento
Quando la donna rientra al lavoro dopo la nascita di un figlio, deve affrontare le difficoltà di un lungo periodo di allattamento. In genere si crede che il periodo più difficoltoso sia quello della gestazione, sottovalutando il periodo in cui la donna lavoratrice deve allattare il proprio bambino. Invece questo è un momento molto critico e delicato, in cui la donna risulta particolarmente fragile e vulnerabile.
Per questo la legge le riduce le ore di lavoro per consentire l’allattamento e le assegnano attività lavorative poco rischiose e dannose. Quindi la donna militare, che deve affrontare una tipologia lavorativa di per sé rischiosa, deve essere adibita prevalentemente a lavori di ufficio che non richiedano troppo stress psicofisico. Spesso mi è capitato di difendere donne che erano state coinvolte in infortuni di lavoro perché, durante l’allattamento, erano state assegnate ad attività di sorveglianza, custodia, contrasto alla criminalità, lavori usuranti e pesanti.
Ricordo in particolare un caso di infortunio sul lavoro, subito da una donna che, durante l’allattamento, era stata adibita a pesanti lavori in magazzino. L’incidente ha compromesso non solo la salute della donna, ma anche la possibilità di continuare l’allattamento. Queste azioni di mancata attenzione al testo normativo devono essere perseguite duramente, perché la donna ha un onere in più rispetto all’uomo, essendo la principale fonte di cura e crescita del proprio figlio, specie nei suoi primi mesi di vita.
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